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Festa della Repubblica, festa di libertà

di Paola Fuso – 

La Repubblica Italiana nasce con il referendum istituzionale del 2 giugno 1946, data in cui venne eletta anche l’Assemblea Costituente, che elaborò e approvò la Costituzione della Repubblica Italiana, che entrò in vigore il 1º gennaio 1948.E cosa fondamentale fu la prima volta in cui le donne votarono in una consultazione nazionale.
Quest’anno, come già accaduto lo scorso anno, non avranno luogo parate e festeggiamenti, l’anniversario avrà un valore raccolto e simbolico ma non meno carico di tensione emotiva. È stato un anno terribile, molti di noi hanno perso parenti e amici senza avere la possibilità di consolare e condividere.
Per chi vive all’estero e conserva legami con l’Italia, questo 2 giugno è portatore di molti significati. Innanzitutto, è la festa di tutti gli italiani, una festa di appartenenza e di condivisione ma che certamente viene sentita dai tanti connazionali sparsi nel mondo, in maniera diversa. Per i millennial il concetto è probabilmente superato. Il mondo conosciuto prescinde dai confini ed ha altri connotati. Per molti invece, il tricolore suscita i sentimenti della nostalgia e della malinconia a seconda dell’età in cui si è andati via. In realtà per pensare all’Italia occorre prescindere dalla individualità e ricordare come il nostro Paese è diventato una Repubblica.
I grandi cambiamenti passano dalle crisi e poichè di crisi le Nazioni ne atttraversano sempre molte durante la loro storia, l’italianità e l’essere italiano vanno recuperati nei valori che hanno portato alla nascita della Repubblica riassunta nella tomba del Milite Ignoto. Il passaggio dalla figura del soldato morto in guerra al concetto di popolo e infine a quello di Nazione.
Una Nazione che 75 anni fa ha scelto i valori di libertà, giustizia, uguaglianza fra gli uomini e rispetto dei diritti di ognuno e dei popoli. E li ha scelti perchè veniva da due conflitti mondiali, dal ventennio fascista, dal tradimento della corona. Certo la società è enormente cambiata, le battaglie sono parimenti cruente ma non fanno scalpore e quegli stessi valori anche per chi vive all’estero possono rappresentare l’eco di suoni lontani.
Eppure, i recenti avvenimenti che hanno coinvolto la Bielorussia di Aljaksandr Lukašėnka, la Siria di Assad, o i regimi autocratici di Putin e Erdogan hanno dimostrato che il concetto di democrazia non va mai dato per scontato e viene calpestato molto facilmente sull’altare della sicurezza e dell’attrazione per l’uomo forte al comando.
Ed ecco che la democrazia si fonde con la libertà, perchè nei regimi autoritari chi si oppone, o soltanto dissente e critica, è classificato come terrorista: nemico della nazione e del popolo. Vale nell’Egitto dove abbiamo perso il nostro Giulio Regeni e germi di repressione crescono anche dentro la UE, in Ungheria e Polonia. Intanto sempre la Russia dell’eterno Presidente Putin è lontanissima dalle promesse dei tempi di Eltsin, e i dissidenti alla Navalny rischiano la libertà personale e anche la vita, proprio come quando a Mosca comandava Brežnev.
Alla fin fine la Festa della Repubblica dovrebbe essere per noi italiani il giorno della riconoscenza e dell’orgoglio.  Riconoscenza per i tanti che hanno perso la vita in nome del governo del popolo e della libertà e orgoglio nell’essere portatori nel mondo di questi valori.