Il 13 marzo scorso la Confederazione elvetica, fra gli altri provvedimenti restrittivi adottati a causa della pandemia, ha anche deciso di chiudere tutte le scuole, di ogni ordine e grado. La prima cosa che ha attirato la mia attenzione è stata la diversa reazione delle famiglie italiane rispetto a quelle svizzere. Ovviamente questa indicazione non ha la pretesa di essere valida in assoluto, dal momento che si basa su una mera esperienza personale, limitata ad un numero esiguo di famiglie.
Sono stata, nei giorni precedenti la decisione del Consiglio di Stato, in contatto con molte famiglie italiane , residenti a Zurigo, in vario modo, tramite gruppi WhatsApp o Facebook e, fin dall’inizio dell’evolversi della crisi causata dal diffondersi del COVD 19, ho notato una grande preoccupazione, avendo tutti noi seguito con trepidazione la situazione italiana. Abbiamo sperato infatti che anche in Svizzera venissero messe in campo delle misure restrittive per arginare per tempo l’eventuale diffusione del corona virus. Anzi sarebbe meglio dire che già da diverso tempo
auspicavamo, pur nella consapevolezza delle difficoltà che questo provvedimento avrebbe comportato, una presa di posizione più netta da parte delle autorità svizzere. Al contrario la reazione di alcune famiglie zurighesi, con le quali ho avuto modo di commentare il provvedimento, si sono dette sorprese della sua gravità e hanno tranquillamente ammesso di non avere fino a quel momento capito e compreso la gravità della situazione in cui già versava l’Italia. Da quel momento comunque per tutte le famiglie con figli che frequentano le varie scuole svizzere, pubbliche o private che siano, è cominciata una nuova fase, quella della cd. Fernunterricht.
La famosa organizzazione svizzera è entrata immediatamente in funzione e, già prima di Lunedí, noi genitori abbiamo ricevuto diverse mail con cui venivamo informati delle modalità con cui la scuola avrebbe continuato a fornire i corsi e le lezioni ai nostri figli.
La città di Zurigo ha deciso che le scuole avrebbero dovuto continuare ad offrire un servizio di cura e custodia dei bambini emergenziale (cd. Notfallbetreuung), destinato solo alle famiglie in cui i genitori svolgono uno dei mestieri considerati necessari in questa situazione di crisi ( sanità e sicurezza in primis) e che non abbiano la possibilità di organizzare una sistemazione privata alternativa. La scuola si impegna inoltre a garantire la sicurezza dei bambini organizzando dei piccoli gruppi formati al massimo da 5 bambini.
Per i bimbi che non rientrano in questi casi eccezionali invece la scuola offrirà lezioni e compiti a distanza. Io, avendo ben 3 figli in 3 ordini di scuola diversi ho potuto personalmente verificare i diversi approcci e la velocità con cui le scuole hanno affrontato questa inedita e complessa situazione.
La maestra del Kindergarten ogni mattina manda ai “suoi” bambini una letterina con il testo di una canzone e una foto dei girini che i bambini avevano preso in uno stagno poco prima della forzata clausura. Poi allega anche alcune pagine del libro che stavano leggendo in classe, invitando i genitori o i fratelli più grandi a “fare le veci” dell’insegnante leggendo la storia al piccolo di casa. Ogni settimana la maestra chiamerà i genitori per avere informazioni sull’andamento della “quarantena”.
Le insegnanti della primarschule e della secondarschule hanno invece approntato una piattaforma telematica attraverso la quale i ragazzi possono seguire dei video con le spiegazioni di matematica, inglese, tedesco e altre materie, fare i compiti assegnati (in previsione del provvedimento l’ultimo giorno di scuola avevano fatto portare a casa tutti i libri e i quaderni) che poi, con la supervisione dei genitori vengono caricati sulla stessa piattaforma. Una o due volte a settimana viene fatta una chiamata skype di gruppo in cui le maestre pongono domande ai ragazzi per valutare se e come riescono a seguire il programma.
Infine, ma non per importanza, è doveroso segnalare che anche i corsi di lingua e cultura italiana si sono adoperati per continuare ad offrire ai numerosi ragazzi italiani iscritti presso le varie scuole in città piccole lezioni e compiti da fare. Una volta a settimana, per circa 30 minuti, verrà organizzata una lezione di gruppo online in seguito alla quale i ragazzi dovranno svolgere dei compiti e dei giochi caricati su una piattaforma predisposta dall’insegnante.
Questa è sicuramente una novità per tutti gli operatori scolastici ma, considerando la difficoltà della situazione non posso che esprimere, da mamma, un ringraziamento e una valutazione positiva per come le scuole e gli insegnanti hanno immediatamente risposto all’invito delle autorità svizzere.