È invisibile, è diverso dal virus della pandemia del 1918-20 e dagli altri virus. Non sappiamo come si svilupperà la sua diffusione, come, cosa e quando si riuscirà a metterlo sotto controllo, in un’epoca in cui la sicurezza acquisita nella storia e nell’accelerazione esponenziale delle conquiste mediche è scobussolata e messa gravemente in pericolo. La mancanza di sicurezza, la perdita di alcune abitudini anche stressanti e l’isolamento per cause non del tutto chiare spingono le persone verso l’ansia facilitando il diffondersi altrettanto epidemico di situazioni di ansia e di sintomi psico-somatici di panico.
D’altra parte possiamo avvalerci di nozioni positive come quelle di igiene, i vaccini, gli antibiotici, l’assistenza sanitaria, l’alimentazione integrata ad apporti vitaminici e oligo-minerali che hanno contribuito nel corso degli ultimi 100 anni, unitamente ad altri fattori economici, a diminuire e/o a far scomparire malattie come vaiolo, peste, tubercolosi, febbre puerperale (fino all’era degli antibiotici del 20% delle partorienti moriva) e le malattie allora letali dell’infanzia, hanno formato una forbice spettacolare tra diminuzione delle malattie infettive e contribuito ad aumentare la popolazione planetaria malgrado altre patologie o guerre. Ovviamente, esistono ulteriori e innumerevoli patologie da combattere, dovute ad altri fattori non infettivi, come le malattie professionali e tumorali/ cancerogene, che comunque seguono da decenni dei protocolli sempre più validi.
Oggi sul coronavirus non abbiamo sicurezze ma solo ipotesi e intuizioni con insufficenti risultati statistici, inseriti in una gamma di fattori che interferiscono nello sviluppo della diffusione della malattia, attualmente parzialmente letale. Esiste l’incognita dei tempi di comunicazione e di intervento tra i responsabili decisionali della comunicazione, degli addetti ai lavori e della popolazione. I punti di connessione e di comunicazione possono creare e hanno creato lacune e perdite informative pericolose, non scevre da pericoli prevedibili e imprevedibili.
Non lo conosciamo ancora perfettamente ma cerchiamo insieme di conoscerlo come un nemico da combattere!
Il Coronavirus – che è responsabile del Covid 19 (da Coronavirusdisease 19) – viene considerato come un elemento infettivo trasportato e trasmesso all’uomo. È capace di penetrare attraverso le zone aperte del corpo umano, soprattutto nel naso, dove si annida, cresce per poi colonizzare, in modo pericoloso e talvolta irreversibile, i polmoni. Questi ultimi non sono protetti a livello della loro superficie respiratoria, che è speciale e che serve allo scambio dell’ossigeno con l’anidride carbonica. L’unica reazione naturale possibile è quella di una massiccia e forte risposta anticorpale, unico antidoto che non può essere immediato, ma che garantisce la produzione valida e crescente di anticorpi, che l’essere umano produce contro il virus. Vincente può essere l’intervento di assistenza respiratoria con intubazione in reparti di terapia intensiva, al 99% sterili, che riesce a traghettare i pazienti in presenza di buone condizioni generali e un minimo di capacità respiratoria superiore al 25-30% risparmiata dal virus (spesso indipendentemente dall’età e con un apparente vantaggio del genere femminile del 25%-75% sul genere maschile e delle persone con assetto aggiornato dei vaccini raccomandati per età e regione). A questo punto entra in gioco l’uso delle mascherine, indipendentemente da persone malte e/o notoriamente infettate: sono indispensabili in ospedale, in luoghi affollati ormai assolutamente proibiti, altrove e sempre per difendere noi stessi dall’infezione ma anche e soprattutto per proteggere i concittadini. Ma non basta.
La penetrazione del coronavirus attraverso la pelle “integra”, ossia intatta, non è possibile come lo sarebbe per esempio se iniettata (come un veleno di scorpione, serpenti, pesci/meduse). Il vero guaio è che è invisibile ed irreperibile ai nostri occhi! Mai mettersi le mani nel naso, negli occhi o comunque sul viso, un’abitudine di inderogabile buona educazione, di bon ton, di educande severamente addestrate prima del new age, quando tutto è stato sdoganato, anche pulirsi il naso con le mani…ma è un inderogabile principio medico, una manovra medica obbligata.
Una penetrazione del coronavirus in altre parti del corpo è meno facile, infatti esofago e stomaco si auto-disinfettano come potentissimi disinfettanti e per le nostre escrezioni vale anche una protezione anatomica dell’organo stesso (rivestimento della vescica, colon ). Ma il coronavirus può essere eliminato con altri germi (microbi = batteri) di natura completamente differente, pericolosi per persone deboli già soggette, a causa della contemporanea infezione virale, alla deprecata superinfezione batterica. Pertanto, è importantissima la disinfezione delle mani con sapone (la saponina blocca l’emulsione e i legami dei grassi), della bocca con dentifricio e/o con sciacqui di vodka grappa, (parlo di sciacqui… e non di abbondanti sorseggi!).
Mentre sulla pelle asciutta e sulle superfici dei mobili e suppellettili abbiamo la “fortuna” di poter usare alcool, acqua ossigenata o anche collutori che contengono alcool, perché si tratta di sostanze di grandissima efficacia. I costi tutto sommato sono modesti, investiti solo parzialmente dallo stato perché legati all’impegno capillare dei singoli in questo tipo di prevenzione sanitaria e civica.
Il coronavirus non resiste alla temperatura alta almeno 60° (acqua calda nelle case e ospedali raggiunge 68°, controllate senza bruciarvi), al sole, ai raggi ultravioletti e a tutte le sostanze che possono distruggere in modo analogo a sapone e disinfettanti, il suo involucro lipo-proteico, involucro costituito, in altre parole, da grasso e proteine. Tutta la cultura dei bucati e delle lavatrici domestiche è stata da secoli concepita unicamente in funzione della totale eliminazione dalle stoffe di queste sostanze “sporche”, grasso e proteine, tra l’altro soggette a putrefazione, dunque produttrici di altri e moltiplicati focolai. E da secoli si sapeva che il vino, il cognac, l’acquavite e vino erano disinfettanti (vedi sopra) e si sono aggiunti solo negli ultimi 100 anni agli interventi di igiene ospedaliera e domestica. Per gli zuccheri/amidi/carboidrati basta l’acqua! Mentre per il grasso e per le proteine si deve sempre adoperare sapone, bicarbonato di sodio (la cenere delle nostre bisnonne), ipoclorito di sodio (candeggina/varechina). Sappiamo bene, perché è di generale conoscenza, allineata ad una buona educazione civica, che grassi e proteine vengono distrutti da queste sostanze ed assicurano l’igiene familiare e sociale. Il coronavirus è appunto costituito soprattutto da materiale lipo-proteico, dunque possiamo combatterlo, seppure in parte, con le sostanze appena descritte.
Descrizione probabile del decorso del Covid 19
Vorrei spiegare un secondo punto e aspetto importantissimo, che è conseguente alle descrizioni precedenti. Nessuno desidera favorire o complottare ritardi disastrosi con il miraggio di vantaggi materiali, anche se il pericolo potrebbe essere alle porte, che sono da sorvegliare dagli addetti alle decisioni. Ciò che importa è di impedire il ritardo della diffusione del virus, che dipende della tempestiva applicazione delle regole di comportamento: disinfezione delle mani, mantenere le distanze di almeno 2 metri, stare a casa, proteggere le persone a rischio di qualunque età. Per questo motivo inserisco in 3 lingue una tabella con il grafico teorico ma comprovato dell’evoluzione di un’epidemia virale come la si conosce e su come viene inserita la costruzione di un protocollo per l’endemia e poi di una pandemia.
Tabella: nella tabella in francese, forse politicamente ci si domanda perché del ritardo dall’inizio delle infezioni conoscendo il decorso dal punto 0! Possiamo riconoscere il picco relativamente rapido delle persone colpite (focolaio),che stanno o non stanno occupando gli ospedali e i posti di terapia intensiva (circa 1000 CH) nella curva rossa e inizio della remissione in parte contemporanea blu alla curva rossa. Tale curva meno rapidamente ma costantemente appiattisce il numero delle persone infettate grazie all’entrata in azione dell’efficacia del sistema sanitario, con inversione del numero delle persone infettate grazie all’isolamento e alla cura a distanza (curva blu), evitando il contatto “nosocomiale” – responsabile del contagio all’interno dell’ospedale. Dato che nell’ospedale si trova la massima densità di malati, la diffusione puo’ essere all’inizio molto alta. Vedi decorso attuale in Europa.
Vorrei infine, per questa prima fase informativa, prendere in considerazione i fattori variabili, concomitanti che contribuiscono fortemente alla dinamica negativa o positiva di un’infezione nel suo piccolo o nell’insieme della popolazione, in una pandemia come quella che porta il nome di Covid-19:
- Virulenza del coronavirus
- Condizione di salute e di igiene dei cittadini, nell’ambito del focolaio con 1° infezione.
- Concentramento/Massa degli infetti esposti, noti e non noti, assembramento da cui dipende la diffusione esponenziale nel tempo
- Grado di informazione, di educazione civica e di disciplina dei cittadini (isolamento)
- Sistema sanitario dell’area colpita e sua capacità socio-economica
- Efficacia e realizzazione dei protocolli della pandemia
- Organizzazione del sistema sanitario in loco/zona
- Capacità organizzativa delle comunicazioni tra sanità e politica e viceversa
- Misure economiche e risorse in loco, regione, nazione e geo-continenti
- Collaborazione internazionale
Per aiutarci a combattere sul piano personale e sociale consideriamo insieme e con paziente attenzione ognuno di questi fattori, che è inoltre dipendente dalle riserve culturali di ogni gruppo nazionale, regionale o etnico, dal loro eco-ambiente naturale, dalla presenza dell’acqua e del sole e di quanto una nazione sia capace di garantire il benessere psico-fisico dei suoi cittadini. Infine, un altro elemento è costituito dall’equilibrio tra stress e distress, dalla forza etico-morale e delle energie spirituali in continuo legame con l’unitarietà del corpo umano ne determinano la sua resistenza fisica e immunitaria.
Molto della biologia e dinamica di questa pandemia ci è sconosciuto, ma l’impegno sanitario e organizzativo, accanto a quello del risarcimento delle perdite dei cittadini affidato agli stati e alle organizzazioni assistenziali, ci lascia poco spazio, poche scelte terapeutiche, costringendoci ad accettare limitazioni da decenni completamente dimenticate, se non dove persistono malattie e povertà. Siamo confrontati a entrare in contatto concreto con l’inizio e la fine della vita, a confrontarci con l’accettare decisioni spesso non sdoganabili dalla democrazia ed essere necessariamente pronti, a tutti i livelli, ad essere flessibili, capire, aiutare con solidarietà chi non ce la fa.
Anna Rüdeberg 27.3.2020