di Anna Rüdeberg
Dopo un mese di distanziamento sociale cominciamo a vedere segni di stanchezza nello sguardo perso e triste dei bambini, nei giovani che girano indolenti e indifferenti e nelle persone adulte, che solo in poche, non cadono seppur transitoriamente in un vuoto dove forse è scomparso il panico ma per riempirsi di ciò che in italiano chiamiamo “scoramento”.
Ci siamo incamminati a passo sicuro verso la fine della pandemia, ma di certo non ci aiuta l’essere travolti in modo sconsiderato da valanghe immani di notizie, ognuna delle quali può contenere contemporaneamente una minima particella e una massa incresciosa di inesattezze.
Per fortuna abbiamo la certezza di un appiattimento della curva epidemico-pandemica che con variazioni planetarie e malgrado tutte le Fake News, le insicurezze e le incompetenze arriva a confortarci. L’appiattimento della curva ci ha fornito una visione certa: l’isolamento diminuisce la diffusione del virus. Certezza lapalissiana, direte, costosissima sul piano psico-emozionale e sul piano socio economico, ma reale e concreta e che dobbiamo proteggere e mantenere.
I numeri, le statistiche, le opinioni scientifiche, le valutazioni mediche, le contorsioni economiche ci stordiscono intrecciandosi in un marasma di zizzania che finalmente si traduce in zizzania politica, lontana dai sacrifici, dal male reale e dalla diuturna sofferenza del singolo cittadino.
Ognuno di noi è stato colpito direttamente o indirettamente dal disagio sanitario ed è molto difficile capire dove ci troviamo, dal punto di vista emozionale, nei confronti del “dove” e “quando” saremo liberati dalla pandemia. Il problema riguarda anche noi residenti all’estero: abbiamo i nostri cari distribuiti in molte nazioni mantenendo un forte filo rosso con la nazione di origine e navigando a vista e nel mare della globalizzazione non possiamo non paragonare la nostra realtà con quella altre nazioni.
Il mio passato di ricerca pediatrica nel mondo delle infezioni e dei vaccini mi ha spinto a proporvi delle osservazioni molto personali. Per esempio quella che potrebbe sorprendere quando, il 2 maggio 2020, due regioni, una italiana e una svizzera, simili per dimensioni territoriali e per numero di abitanti presentano dati analoghi:
- Umbria: 1.393 casi con 68 decessi/ 8.500Kmq e 882.015 abitanti (Italia 207.000 casi con 78.246 guarigioni e 28.236 decessi su 60 milioni di abitanti);
- Cantone di Berna:790 con 90 decessi /ca 6.000 kmq e 1.035.000 abitanti (in Svizzera 29.817 casi 23.900 guarigioni e 1.467 decessi 8.6 milioni abitanti).
Come mai sono così simili nella pandemia? Sono tre le probabili spiegazioni. Si tratta di due popolazioni per tradizione legate al rispetto e alle leggi della natura (regione di San Francesco e tradizione agricola del Cantone di Berna, ricordiamo il romanzo di Jeremias Gotthelf, Il ragno nero), con comportamento disciplinato e una buona struttura medica -sanitaria a Perugia e Berna, assenza di pesanti iper agglomerati metropolitani. Vorrei inoltre portare alla vostra attenzione altre due regioni con peculiarità di notevole importanza come la Lombardia e il Veneto. Nella prima i casi riscontrati sono 76.460 e i decessi 13.869 su una popolazione di 10 milioni di abitanti; mentre nel Vento, i casi sono arrivati a 18.098 e i decessi a 2.479, su una popolazione che è la metà di quella lombarda. Una macro- regione, il lombardo-Veneto con molti aspetti comuni di tradizione storico-culturale condivisa e con una delle situazioni economiche più floride in Europa: come mai tanta discrepanza? Vi sono delle spiegazioni contingenti come quella delle dimensioni del 1° focolaio (partita Atalanta-Valencia a San Siro 10.3. 2020) da un lato che malgrado la comune struttura medico-sanitaria di chiara eccellenza sia in Lombardia che in Veneto, ma appaiono anche due aspetti determinanti: la Lombardia è appesantita dall’agglomerazione metropolitana con lunghi tempi di traporto e implicite difficolta comunicative e organizzative (residenze per anziani) a fronte del Veneto che, priva di metropoli, gode di una prerogativa rappresentata dalla sua particolare organizzazione ultra-ventennale di screening a tappeto di tutta la regione per la sorveglianza nazionale di numerose patologie e che costituisce una rete operativa efficace e continua.
Ritroviamo risultati analoghi dall’altra parte dell’Atlantico nello stato del Wisconsin che lavorando da più di 20 anni e seguendo i metodi iniziati negli anni 80 dal Veneto, presenta dati analoghi, con un territorio 10 volte più grande a conferma del vantaggio dell’assenza sia in Veneto che nel Wisconsin di iper-agglomerazioni metropolitane:
- Veneto: 098 casi, 1.479 decessi su 5 milioni di abitanti;
- Wisconsin: 6.854 casi, 316 decessi su 5 milioni di abitanti.
E che dire dei vaccini? Per arrivare ad ottenere una buona risposta anticorpale con vaccini contro le influenze virali autunno-invernali ci sono voluti molti decenni e ogni anno la preparazione del vaccino con nuovi ceppi è tempestiva e ormai ben collaudata sulle preparazioni degli anni precedenti. È difficile pensare che un nuovo vaccino anti -coronavirus passando attraverso le diverse fasi di controllo possa essere approntato in poco tempo. Il vaccino si sta sperimentando in moltissimi centri specializzati, su un nuovo materiale virale, mutevole che cerca di sopravvivere sotto forma di diversi ceppi (come numerosi sono i ceppi annuali del virus influenzale). Ricordiamo che un nuovo vaccino è una terapia che non cura ma che previene e normalmente non è disponibile a breve termine ma a medio termine di 1-2 anni! Rimanendo nel campo delle terapie immunitarie esiste una fondata speranza curativa nel siero immune, donato dai malati guariti (modello Padova-Mantova), meno soggetto agli iter complicati della fabbricazione farmacologica dei vaccini e non facile preda di speculazioni finanziarie. Oggi la macro- speculazione finanziaria si limita, grosso modo, alle mascherine, al materiale disinfettante alla struttura sanitaria: presidi più controllabili dalla sorveglianza calmieristica delle varie regioni e nazioni soprattutto se non sono vittime di appalti non chiari. È proprio sulle mascherine, disinfettanti e tutti i presidi che garantiscono l’igiene che dobbiamo contare, Cambiando comportamento manteniamo le distanze in ambienti di pubblico assembramento con un raggio di almeno 1.50-2mt. Ci stiamo avviando grazie a questi metodi non troppo costosi, ad un modo di convivenza più disciplinato e solidale, rispettoso non solo di noi stessi ma anche degli altri. In altre parole è davvero sconsigliabile perdere tempo in diatribe che non solo aumentano lo stress ma diminuiscono fortemente la funzione immunitaria del singolo, dunque anche quella della comunità in toto.
È dalla zizzania e dalle diatribe, ve ne sarete accorti, che cerco di distanziarmi con tutte le forze.
In medicina le catastrofi sanitarie belliche hanno sempre portato ad miglioramento delle cure e delle conoscenze e da sempre la forza del progresso e del progresso nella crisi ha generalo speranza capace di rinnovarsi in ogni crisi sociale perché dovrebbe comportare un cambiamento di rotta verso un porto sicuro e protetto, quello del miglioramento. Sappiamo che il distanziamento sociale, mascherine, disinfettanti, mani pulite e educate garantiscono moltissima parte della salute in tempo di epidemia covid19. Sono tutti presidi affidati alla responsabilità di ognuno di noi. Ma il cittadino deve essere ascoltato, la sua voce è importante essa reclama la salute di tutto l’organo nazionale: 60 milioni di cittadini, uniti ai 5mio all’estero, cui pensano ovviamente le nazioni ospiti. Allora non ci sono più vie di mezzo: che si realizzi più lavoro, molto lavoro dato al popolo di donne e uomini pronti ad impegnarsi. Il loro lavoro in crescita, in evoluzione è destinato al mantenimento della Salute e dell’Integrità del singolo, di tutto il suo territorio nazionale geo -fisico, del suo ambiente, delle sue strutture mobili ed immobili, delle sue scuole e università, della ricerca, dei suoi beni culturali, del suo genio artigiano che devono poter funzionare senza la spinta singhiozzante e poco affidabile dell’emergenza. Se si interrompe lo sperpero di denaro pubblico nei soliti rubinetti manomessi i prossimi contributi pubblici predisposti dalla nazione, dall’Europa e dalle forze private nazionali, investendo oculatamente, in modo trasparente, sbarazzandoci di quei burocratismi un tempo forse inevitabili e abbandonati in molte nazioni, potremo davvero migliorare. Perché non voler pensare di realizzare una nostra e continua integrità: non è un sogno, non è utopia ma dovere a portata di mano e della buona volontà e richiesto a gran voce! Non a caso si racconta che vox populi est vox dei.